LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA - COORDINATE SATELLITALI:
Latitudine: 43.53627332326538
Longitudine: 12.921194583177567
DESCRIZIONE DELLE ATTRATTIVE STORICO-ARTISTICHE
Il castello più caratteristico di Arcevia si trova arroccato su un poggio (516 m. d’altitudine) ubicato alle pendici del Monte Caudino.
Palazzo fu costruito abbastanza tardi da Rocca Contrada, nella seconda metà del ‘300, dopo che due castelli (fortificazioni signorili) della zona, Sassellero e Sterleto, furono abbandonati lasciando quel territorio privo di un insediamento.
Palazzo è un centro murato interessante che presenta una struttura urbanistica singolare sviluppatasi lungo le linee di livello delle pendici del Monte Caudino. E’ dotato di possenti tratti di mura in pietra e cotto e di una bella porta d’accesso quattrocentesca.
Da ammirare sono la chiesa parrocchiale dei Santi Settimio e Stefano (1ª metà sec. XVIII), imponente costruzione tardobarocca - probabilmente opera di un esponente della famiglia di architetti Vici originari di Palazzo – con splendidi altari marmorei e bella tela settecentesca di scuola veneta, e l’Oratorio Privato di S. Venanzio (1751-’59), eretto su progetto di Arcangelo Vici, con notevole interno affrescato.
Curiosità: Giornate FAI di primavera 20 e 21 marzo 2004
Al termine delle giornate FAI di primavera a Palazzo d'Arcevia (20 e 21 marzo 2004), il responsabile del Fondo per l'Ambiente Italiano competente per territorio, architetto Silvio Argentati di Senigallia e il rappresentante del Circolo ANSPI di Palazzo d'Arcevia, Angelo Verdini, hanno espresso - insieme con il Comune di Arcevia- la loro piena soddisfazione per il successo dell'iniziativa, che ha visto confluire in due giorni nell'antico paese murato di Palazzo ben 500 visitatori, attratti dal fascino della storia e della struttura architettonica del castello.
L'iniziativa ha risposto in pieno alle finalità dei proponenti, riuscendo a porre all'attenzione di un vasto pubblico un bene culturale importante, degno di essere conosciuto, di essere salvaguardato e di essere valorizzato. Quella che segue è una selezione dei messaggi comparsi sul sito www.repubblica.it, in occasione dell'iniziativa "Italia da salvare - I luoghi del cuore" promossa dal FAI, Fondo per l'Ambiente Italiano e precedente alla scelta di Palazzo come sede delle Giornate FAI di primavera.
MESSAGGI
Palazzo è un castello, meglio un paese murato, cioè un paese fortificato da mura, situato nel comune di Arcevia (Ancona). Palazzo è originale (forse unico) nella sua struttura architettonica, abbarbicato su un ripido colle e cullato dai vicoli. Palazzo è il paese dove sono nato e dove si può continuare a vivere.
La frazione Palazzo di Arcevia, in provincia di Ancona è davvero un luogo indimenticabile. Un grumo attonito di case aggrappato al monte, una meraviglia sospesa nella luce del pomeriggio che si fa buio.
Sono nata in questo bellissimo borgo e malgrado io con la mia famiglia mi sia trasferita da piccola in un'altra città, sono rimasta legata ai profumi e ai colori di questa zona incantata anche perchè tutti gli anni ritornavo per trascorrervi parte delle mie vacanze estive a casa dei nonni materni. In questo momento i ricordi che ho di quei luoghi me li sento particolarmente vicini, anche perchè la mia nonna novantaquattrenne continua a vivere ancora a Palazzo.
Mi fa piacere segnalarvi questo posto perchè Palazzo mantiene quasi intatta la struttura urbanistica medioevale e perchè il fascino e il mistero del luogo continuano ad essere vivi e presenti con il passare dei secoli.
Aggiungo il mio pensiero a quello dei tanti che vogliono salvare Palazzo. Palazzo va salvaguardato per intero: il suo centro storico, la sua immagine di compattezza e di docilità , la sua visione notturna degna di un presepio, le case sparse della sua campagna, il suo paesaggio rurale ( le siepi, le querce, gli ulivi ), i segni della devozione popolare di tutte le sue madonnelle ( edicole sacre ), lo spessore antropologico della sua storia (i ricordi dei contadini a mezzadria e dei minatori della vicina miniera di zolfo di Cabernardi). Serve un progetto complessivo, un grande investimento, una nobile mobilitazione di intenti.
Il castello di Palazzo ha due porte d'ingresso, una superiore e una inferiore: quando entri dentro a piedi (perchè lungo i vicoli stretti e ripidi si può transitare solo a piedi), il mondo resta fuori e ti ritrovi con le pietre, il vento, i pezzetti del cielo e -se sai ascoltare- gli echi di antiche leggende giunte a sorpresa fino a noi (il battito del telaio del Sasso del diavolo, i rintocchi delle campane del vecchio convento distrutto da chissachì, i lamenti dei condannati nei cunicoli sotterranei). Se qualcuno darà mano all'impresa, occorre preservare alcuni luoghi per un uso pubblico, altrimenti va a finire che tutte le case restano a proprietari distratti e assenti, che tornano venti giorni d'estate per respirare l'aria buona: è in questi spazi pubblici che sarà possibile socializzare la memoria e condividere i progetti (di materiale ce n'è in abbondanza, come testimonia il bel libro che Virginio Villani ha dedicato al paese). Voglio bene a Palazzo, perchè ogni volta che torno alle mie radici, la mattina, quando apro la finestra, mi appare il suo profilo chiaro incastonato tra le colline rigogliose che finiscono e i primi monti appenninici che incombono.
Se una notte d'inverno un viaggiatore si perdesse nelle pieghe dell'anima delle colline marchigiane, potrebbe avere la fortuna di svoltare all'ultima curva e imbattersi in una visione surreale: un presepe in miniatura avvolto nella nebbia arancione: è Palazzo, un'immagine della memoria da salvare.
"Di pane, di poesia" – Incontro con il gruppo "I poeti dell’eremo"
DICHIARAZIONE DI PRINCIPIO
Palazzo si merita la poesia
perché Palazzo è capace di corrispondere
agli stati dello sguardo di chi l’ammira,
perché chi guarda Palazzo
ci ritrova lo specchio di tutte le sfumature del proprio sentire.
Basta posizionarsi sulla strada di fronte,
quella che viene da Arcevia,
e subito Palazzo appare ben piantato nella roccia
solido, indistruttibile, resistente
e chi lo guarda ne riceve sicurezza, radicamento, affidabilità, fiducia.
Se chi guarda fa qualche passo avanti su quella strada
Palazzo cambia atteggiamento,
ora esso sembra felicemente aggrappato al monte su cui sorge,
chi aveva paura di perdersi non si perde più,
chi aveva paura di smarrirsi non si smarrisce più,
chi aveva paura di sprofondare non sprofonda più.
Palazzo è lì pronto a proteggere, pronto a salvare,
disponibile a interrompere i sogni angoscianti
a consolare i risvegli increduli.
Se chi guarda percorre ancora un altro pezzettino
di quella strada
Palazzo all’improvviso
si libra nell’aria, perde consistenza,
si mischia solo col cielo, con le nuvole, con il vento
diventa leggero, leggerissimo, si innalza e vola nella luce
e invita chi guarda a volare con lui
a immaginare con lui, a inventare con lui.
Se chi percorre quella strada si attarda in attesa della notte
Palazzo si trasforma in un presepio
brulicante di luci e ombre, di forme e di contorni
e ti restituisce la vita intera e misteriosa
il coraggio, la felicità e la beatitudine.
Palazzo d'Arcevia – 20 agosto 2010
Prof. Angelo verdini