SAN GINESIO (chiesa parrocchiale già abbazia)
L’abbazia di S. Ginesio presso l’omonima località, limitrofa al villaggio preistorico di Conelle, fu fondata probabilmente da monaci benedettini tra il XII ed il XIII secolo.
Il documento più antico che menziona il monastero di S. Ginesio è la bolla di Onorio III al vescovo Benno di Senigallia del 1223 che lo comprende tra le chiese a questo soggette. Nell’agosto del 1231 il suo abate Morico presta giuramento insieme ad altri religiosi della diocesi al vescovo di Senigallia. Il monastero è ancora ricordato nei pagamenti delle decime papali dal 1291 al 1299, essendo abate d. Savinello.
Dal 1300, con il venir meno dell’antica organizzazione pievenale, S. Ginesio assunse le funzioni di pieve, sino ad allora svolte da S. Giovanni delle Cave di Montefortino, acquisendo il fonte battesimale.
Dalla fine del 1400 anche l’abbazia di S. Ginesio, titolare di vasti possedimenti fondiari, fu soggetta alla nefasta pratica della commenda. Tra i primi abati commendatari, i religiosi arceviesi Ambrogio Zitelli, Piergiovanni Martirelli, Girolamo e Claudio Mannelli. Dagli inizi del 1800 il patrimonio dell’abbazia fu ceduto in enfiteusi a mons. Gio Antonio Benvenuti di Belvedere.
Compresa tra le chiese parrocchiali del territorio arceviese nel censimento del 1862 S. Ginesio risultava avere, nell’ottobre 1869, 427 parrocchiani. Allora tutte le spese di culto e di mantenimento della chiesa e della canonica erano ancora a carico dell’enfiteuta dell’abbazia, Cesare Benvenuti. Chiese dipendenti erano: S. Maria delle Spinelle, S. Giorgio, S. Maria della Mercede, S. Mariano e S. Francesco di Paola in c.a Valle. Attualmente la parrocchia è intitolata ai SS. Ginesio ed Apollinare.
La chiesa, che conserva il titolo abbaziale, è stata sottoposta a numerosi restauri nel tempo ed anche recentemente. Conserva un portale quattrocentesco in pietra locale ed all’interno, sull’altare maggiore, la tela di E. Ramazzani rappresentante la Madonna con Bambino in trono ed i SS Ginesio ed Antonio abate, olio su tela (262 x 150), firmata e datata 1572.